Convenzioni ARCI

La storia degli operai Fiat di Termini Imerese
in uno spettacolo di Piero Macaluso
8 e 9 aprile 2017 alle ore 19,00 all'Officina Teatrale Zeta (in via Albergo Santa Lucia a Termini Imerese) andrà in scena lo spettacolo
Il mio nome è Carducci e lavoravo in Fiat
con Michele Mulia, Sergio Monachello, Piero Macaluso
testo e regia Piero Macaluso
Con Michele Mulia, Sergio Monachello, Piero Macaluso. Testo e regia Piero Macaluso. Lo spettacolo è stato pubblicato dai tipi de La Zisa nel 2010.
Il testo è una riflessione sul mondo del lavoro in fabbrica in generale e sull'esperienza Fiat in Sicilia, a Termini Imerese. La nascita della fabbrica, le assunzioni, le lotte sindacali e la definitiva chiusura.
Tre idraulici improvvisati al lavoro, ex operai Fiat, a turno tutti sono il protagonista Giosuè Carducci, omonimo del grande poeta. Tre storie che s'intersecano fino a fondersi in un unico racconto. L'assunzione in fabbrica in quota sindacale, la scoperta del mondo del lavoro, le sue regole, i suoi tempi e le contraddizioni epocali di una classe operaia ormai allo stremo, la cassa integrazione, la chiusura dello stabilimento e il licenziamento.
Il nostro protagonista racconta questa esperienza e la rivelazione, attraverso il proprio nome, di un mondo parallelo, quello della poesia, la poesia in versi e quella dell'esistenza che non andrebbe mai sacrificata ai ritmi disumani che la fabbrica impone.
La recitazione restituisce quella tradizione del racconto popolare che, pur senza essere 'cuntu siciliano' è la base del teatro di narrazione di questa regione, in quanto si tratta di "un italiano fortemente inquinato e contagiato da un siciliano armonioso, che evoca anche attraverso i propri suoni ciò che significa, in una fusione di elementi diversi che testimoniano anche il disfacimento dei principi del giusto e dell’onesto nelle persone e nelle cose che lo circondano. Il modo di parlare dell’operaio Carducci non è un espediente letterario o formale per aggiungere vivacità ed espressività al personaggio ma la sua voglia di difendersi e salvarsi dall’aggressione di una barbarie che uniforma le singole personalità degli individui privandoli di ciò che è specifico di ciascuno per renderli massa uniforme" (Valentina Sauro, dalla prefazione del libro).
Lo spettacolo ha debuttato a febbraio 2016 presso il Teatro Atlante di Palermo, è stato rappresentato all'Officina Teatrale Zeta di Termini Imerese e al Carcere minorile Malaspina di Palermo.
Biglietti e prenotazioni
Intero 8 euro – ridotto e socio Arci 6 euro
tel. 338 88 42 554
mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. – Pagina Facebook
Domani, mercoledì 29 marzo, alle 11.30 presso la Casa della cooperazione, in via Ponte di Mare n.45/47 a Palermo, si terrà la conferenza stampa di presentazione di “COME.IN” progetto che testa pratiche innovative per l’integrazione di rifugiati in quattro paesi (Italia, Malta, Grecia e Romania) mettendo in rete – per la prima volta in Sicilia – l’esperienza di più associazioni e organizzazioni no-profit operanti in ambito sociale. All’incontro parteciperà l’assessore alle Attività sociali, Agnese Ciulla.
A far da volano all’intero progetto, e ai laboratori che verranno attivati nelle prossime settimane, è l’attivazione del Centro di orientamento culturale rivolto a rifugiati presso lo “Sportello Sans-Papiers” organizzato da Arci Porco Rosso, realtà che già oggi consiglia e indirizza, facendo da primo hub, centinaia di “sans-papiers” (gli immigrati sprovvisti di documenti di cittadinanza e di identità) verso altre realtà grazie alle quali i migranti hanno modo di ricevere, ad esempio, assistenza legale gratuita, sotto la supervisione di docenti e con la collaborazione di avvocati professionisti, per il riconoscimento della protezione internazionale.
Grazie al circolo Arci che ha sede nel cuore di Ballarò, i rifugiati hanno la possibilità di colloquiare nella propria lingua parlata, sia essa inglese, francese o dialetto d’origine (principalmente wolof, mandinka, fula, bambara, djoula) grazie alla presenza di preparati mediatori. Proprio a questi soggetti che quotidianamente si radunano attorno alla realtà associativa, cercando ascolto, sostegno, confronto e condivisione, saranno destinate le attività laboratoriali del progetto che si presenteranno nel corso della Conferenza Stampa.
“COME.IN” è sostenuto da “Creative Europe” – programma di cooperazione transnazionale tra organizzazioni culturali e creative all’interno e al di fuori dell’Unione Europera – e coinvolge le associazioni: Cooperazione Internazionale Sud Sud, Arci Porco Rosso, Arci Tavola Tonda, Associazione di promozione sociale Maghweb, The People for Change Foundation, Asociatia Serviciul Apel ed Encardia.
Quattro donne deportate da Palermo e separate dalle loro famiglie. È questa la “Sicurezza” che vogliamo?
Non sappiamo quali siano le cause vere dell’imponente irruzione delle forze armate, all’alba del 17 febbraio, al “campo” della Favorita di Palermo, dove vivono da decenni alcune famiglie Rom.
Ne abbiamo visto però le conseguenze dirette in termini di violenza sulle vite delle persone. In questo caso specifico quattro donne sono state deportate a Ponte Galeria, Roma, presso il centro di Identificazione ed Espulsione.
Vogliamo che si sappia chi sono queste persone, perché si capisca l’ingiustizia che stanno subendo e contro la quale ci opporremo, a partire dall’utilizzo di tutte le vie legali e poi mobilitando ogni forza disponibile per questa battaglia di minima civiltà.
D. e S. sono due giovani ragazze figlie di un anziano rifugiato dell’ex Jugoslavia amputato di una gamba e gravemente malato, di cui si prendevano cura. Nate e cresciute in Italia assistevano loro padre. Erano state regolari fino al diciottesimo anno di vita, quando, per l’assurdità della legge avevano perso ogni diritto. Erano seguite dalla Clinica legale dell’Università di Palermo.
M. è una giovane mamma che ha una bimba di 11 anni che frequenta regolarmente la quinta elementare. Ieri la bimba e il papà non erano al campo, e M. è stata portata via senza neanche poterla abbracciare. Aveva chiesto al Tribunale dei minori di riconoscere il diritto a restare in Italia nel superiore interesse di sua figlia.
S. è una donna anziana molto malata, che non può assolutamente sopportare la detenzione in un CIE per motivi di salute. Ha 5 figli di cui uno minorenne.
Stamattina abbiamo potuto incontrarle al commissariato dei carabinieri prima che venissero imbarcate per Roma. L’unica cosa che ci è stata promessa è che S. avrebbe potuto prendere medicinali e documenti medici prima di partire.
Questo il risultato della roboante “caccia” condotta a Palermo contro cittadini e cittadine che sono parte di questa città da decenni.
Circa 150 persone, tra cui tantissimi minori, sono costrette a vivere in quel posto orrendo che è il campo della Favorita perché non riescono a regolarizzarsi in assenza di un passaporto (e come potrebbero averne uno se vengono in maggior parte da uno Stato che non esiste più?); perché il pregiudizio contro di loro rende anche Palermo una città incapace di accoglierle come cittadini e cittadine (nonostante siano qui da sempre); perché anche quando il Tribunale per i minorenni intima alla questura di rilasciare un permesso di soggiorno alle famiglie nel superiore interesse dei bambini questo non avviene.
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari", scriveva Brecht. E quello che è successo a Palermo è esempio emblematico dei tempi bui che stiamo vivendo, segnati da rastrellamenti, cacce alle persone sulla base della loro nazionalità, deportazioni, accordi con i dittatori, rilancio di un sistema di detenzione amministrativa che ha solo prodotto dolore, a volte morte, violazione dei diritti e aumento esponenziale dell’insicurezza di tutti e tutte a costi umani ed economici altissimi.
Non lasceremo sole queste donne e invitiamo tutte le realtà e le persone alla mobilitazione per loro, in nome dei diritti e della dignità di ognuno e ognuna, e del mondo diverso in cui vorremmo vivere.
Arci Palermo, Asgi - Sezione Sicilia, Associazione Diritti e frontiere (Adif), Clinica Legale per i Diritti Umani (Cledu), Forum Antirazzista Palermitano.

Casa della Cooperazione
Beni confiscati che tornano Beni comuni
La Casa della Cooperazione è un progetto di valorizzazione di un bene confiscato alla mafia, da oltre 22 anni in totale stato di abbandono. Si trova in via Ponte di Mare n. 45/47, ed è ora un nuovo Circolo Arci, uno spazio aperto a chiunque lo voglia vivere.
Il CISS/Cooperazione Internazionale Sud Sud lo ha recuperato grazie all'assegnazione dello spazio da parte del Comune di Palermo e lo renderà attivo assieme al partenariato di progetto, come di seguito descritto, grazie al sostegno della Fondazione Con il Sud.
La Casa sarà un luogo in cui promuovere cultura, arte, pratiche di sviluppo condivise e partecipative, pratiche di cooperazione e solidarietà.
Una bellissima sfida in un quartiere complesso, ma, la Casa si trova in un luogo perfetto per fare da ponte tra questa zona e i Centri della Città, per attrarre i residenti di altri quartieri e favorirne l’incontro.
All’interno dello spazio saranno promosse iniziative culturali e sociali, catalizzate energie positive e risorse del territorio, e sarà promosso il ruolo dell’economia solidale nel creare nuove opportunità di lavoro per i giovani. La Casa della Cooperazione, quindi, oltre ad avviare al suo interno iniziative economiche che ne garantiranno la sostenibilità, affiancherà start up di imprese solidali, sosterrà esempi concreti di un modello di sviluppo alternativo e libero dalle mafie.
All'interno della Casa della Cooperazione saranno creati, quindi, uno spazio culturale polifunzionale; un Cafè Letterario e Solidale, con prodotti a filiera corta ed equo e solidali; un Centro di Documentazione con oltre 4500 tra libri, riviste, articoli, video; un laboratorio di progettazione a disposizione di scuole e docenti; un coworking, per chi ha bisogno di uno spazio e vuole salire a bordo; un’aula formativa sull’imprenditoria solidale e uno sportello di consulenze e servizi alla cittadinanza – incubatore di impresa solidale; uno sportello informativo su scambi giovanili e programmi di mobilità internazionale; uno spazio espositivo e un palcoscenico per performance artistico-culturali; uno spazio disponibile per seminari e incontri. E ancora, un incubatore di piccole start up per donne e giovani, basate su un’imprenditorialità sociale diversa e sui bisogni e potenzialità reali espressi dal territorio di riferimento, partendo da 3 imprese pilota: Nauti.lab, Trashware, Mamme di giorno.
In questo viaggio, il CISS sarà in compagnia di:
APA/ Accademia Psicologia Applicata, Al Janub, YAM SRL per le barche ecosostenibili, l’Associazione Casa dei Bimbi e, infine, due istituti tecnici del quartiere che hanno aderito al progetto con entusiasmo, considerandolo un’importante risorsa per i propri studenti e insegnanti: l’Istituto Tecnico A. Volta e l’Istituto Nautico Gioeni Trabia.
L'inaugurazione si terrà il 16 marzo, presto il programma.

Pulcinella all’improvviso al Teatro Atlante
sabato 18 e domenica 19 febbraio ore 19
con: Valerio Apice
Vincenzo Mercurio, Mariangela Berazzi
Produzione: Teatro Laboratorio Isola di Confine
Lo spettacolo è un viaggio nel Sud Italia ma è anche un tentativo di immaginarsi un’altra “napoletanità”. All’improvviso irrompe sulla scena il Pulcinella di Valerio Apice che da oltre venti anni porta in giro la maschera che dal 1600 ha incantato scrittori come Goethe, pittori come Tiepolo, musicisti come Stravinsky.
La musica di Vincenzo Mercurio e la voce di Mariangela Berazzi accompagnano lo spettatore attraverso il repertorio di Raffaele Viviani, Eduardo De Filippo, Roberto De Simone, in una sintesi di teatro e musica che danno il ritmo alla maschera napoletana.
La maschera di Pulcinella, archetipo del teatro italiano, è la guida di un viaggio attraverso gli stili del teatro italiano. Dalla commedia dell’arte al teatro di poesia del Novecento.
Teatro Atlante
p.zza Croce dei Vespri 8
Ingresso riservato ai soci Arci:
8€ intero, 6€ ridotto
nuovi soci: 10€ (ingresso + tessera annuale)
info e prenotazioni 3665010982
Valerio Apice – attore, regista, poeta ed educatore teatrale – dal 1997 lavora sulla maschera di Pulcinella, cura seminari sulle tecniche dell’attore in Italia e all’estero, in collaborazione con Università, Istituti Italiani di Cultura, istituzioni teatrali.
Ha fondato e dirige assieme a Giulia Castellani il Teatro Laboratorio
Isola di Confine che opera in Umbria con l’obiettivo di creare spazi di incontro tra i linguaggi artistici e le culture del territorio, attraverso l’organizzazione di eventi culturali, spettacoli, laboratori, attività di formazione del pubblico
Il Teatro Laboratorio Isola di Confine organizza inoltre dal 2009 Finestre – Festival Internazionale di Teatro che ogni anno ospita Eugenio Barba – regista dell’Odin Teatret – con un seminario teorico-pratico diretto dallo stesso Barba e dall’attrice Julia Varley, rivolto ad attori e registi. Al Festival hanno partecipato, nel corso degli anni: Piergiorgio Giacché, Stefano De Matteis, Marco De Marinis, Franco Arminio, Claudio La Camera, Comunità di Bose, Fondazione Aldo Capitini, Osservatorio sulla ‘Ndrangheta, attori, artisti, studenti provenienti da tutta Italia, dal Sud America e da diverse parti d’Europa.