Di Luigi Carollo | Presidente Articolo Tre Palermo - Associazione LGBT

Una storia che è bello raccontare, finalmente: la Regione Siciliana ha approvato la legge contro le discriminazioni che istituisce il Registro Regionale delle Unioni Civili.

Una storia bella per diverse ragioni:

1) dopo precedenti tentativi terminati seppellendo i testi direttamente in Commissione questa volta sarà l'Assemblea a doversi pronunciare;

2) il testo è frutto di una buona prassi che ha visto lavorare tutto il movimento Lgbt palermitano insieme alle associazioni siciliane, comprese quelle non Lgbt che fanno parte del Coordinamento Palermo Pride, in costante relazione con le forze politiche, a loro volta anch'esse capaci di collaborare per un comune obiettivo;

3) il testo approvato è di altissimo livello e pone la Sicilia in una posizione di avanguardia: partendo dalla ottima Legge approvata in Liguria (la sola ad aver superato il vaglio della Corte Costituzionale), il Disegno siciliano apporta numerosi miglioramenti in tema di formazione e sensibilizzazione contro le discriminazioni fondate sul Genere e sull'Orientamento Sessuale ed individua precise azioni che permettono alle Associazioni di monitorare il rispetto del principio di non discriminazione (per esempio nei luoghi di lavoro); inoltre, unico caso in Italia, il testo chiede a tutti gli Enti Locali siciliani di dotarsi di un Registro delle Unioni Civili.

Richiesta che trova la sua legittimazione nel fatto che quasi tutti i servizi ai/alle cittadini/e sono gestiti dai Comuni per conto della Regione, che ha rimesso loro una prerogativa che per Statuto appartiene ad essa.

 

Nel 2007 una insegnante di Palermo viene denunciata dai genitori di un suo alunno perché gli aveva fatto scrivere sul quaderno per 100 volte “sono un deficiente”. L’insegnante, spiegando il significato della parola deficiente, aveva voluto punire il suo alunno perché aveva impedito ad un compagno di classe di entrare nel bagno dei maschi definendolo gay e femminuccia. Questa vicenda processuale attirò l’attenzione della stampa e diversi furono gli attestati di solidarietà nei confronti dell’insegnante. L’associazione omosessuale di Palermo Articolo Tre, il giorno in cui sarebbe stata emessa la sentenza, partecipò ad un sit-in di solidarietà nei confronti dell'insegnante davanti il tribunale di Palermo. L’insegnante venne assolta in primo grado e la stessa associazione diramò un comunicato di grande apprezzamento nei confronti della sentenza, perché nell’assolvere il comportamento dell’insegnante metteva sotto accusa i limiti di un sistema scolastico impreparato e non di rado indifferente nell’affrontare i fenomeni di bullismo, soprattutto quelli a sfondo omofobico. Il dott. Ambrogio Cartosio, nelle funzioni di Pubblico Ministero, scriveva un atto di Appello contro la sentenza di assoluzione ed anche questo balzava agli onori della cronaca, perché in esso erano scritti dei passi che attirarono l’attenzione della stampa. In quell’atto di Appello si leggeva che i metodi educativi dell’insegnate palermitana erano da paragonare a metodi da rivoluzione culturale cinese del 1966 e che “è nozione di comune esperienza che i giovani, dai più piccoli ai più grandi, e in tutte le aree geografiche d’Italia sono soliti apostrofarsi reciprocamente (e, spesso, semplicemente per scherzo) con espressioni omofobiche, o che hanno per oggetto i presunti facili costumi delle rispettive madri. Si tratta di un’abitudine non commendevole, quanto largamente diffusa e si può anche dire largamente tollerata dalla società”.

Sono 1500 lavoratori a tempo indeterminato e oltre 200 a progetto che in queste ore stanno per essere messi in mobilità (licenziati) o a cui non verrà rinnovato il contratto. 

Sono gli addetti al customer care dei call center Almaviva Contact di Palermo e Catania, metà della forza lavoro di tutta l'azienda nell'isola.
1700 famiglie si troveranno in mezzo a una strada per il mancato rinnovo da parte di Wind-Infostrada del contratto di servizio che fino a ieri la legava a Almaviva.
Grazie a una politica di appalti fatta di massimi ribassi e delocalizzazioni (Albania e Romania in primis) Wind pretende di assegnare l'appalto a un altro fornitore che, delocalizzando e sfruttando incentivi e inquadramenti professionali che definire minimi è un eufemismo, si può permettere di stracciare la concorrenza con un ribasso enorme sulla già esigua base d'asta.

Lavorare in un call center è una delle esperienze più alienanti che possano capitare. Con una cuffia, scollegato dal mondo esterno, devi rispondere a ripetizione a clienti più o meno insofferenti, tenendo il tempo di conversazione entro un certo limite per non perdere produttività, cercando di evitare che il cliente richiami entro le 48 ore per non subire una penale. E così turno per turno, giorno per giorno, ora per ora.
No, non è un lavoro facile, né gratificante. Ma siamo a Palermo e, per tanti, non c'è stata la possibilità di scegliere altro.
Fino a qualche anno anno fa la "vita media" aziendale di un addetto al customer care era di 24 mesi, un'esperienza lavorativa transitoria (al nord Italia, ovviamente, dove le possibilità sono sempre state diverse rispetto al Meridione); oggi, con la crisi economica, chi ha uno straccio di contratto se lo deve tenere stretto.