Trizziridonna è un trio che compone la propria musica a partire dalle voci e dalle percussioni, accompagnate dalle corde della chitarra.
Nella memoria arcaica della Sicilia esistono rappresentazioni di triadi di figure femminili; centinaia di terracotte raffiguranti sacerdotesse devote a Demetra usavano voce, tympanon e kithara come strumenti sacri.
Così il repertorio dei canti e dei racconti di TrizziRiDonna si concentra sul paesaggio sonoro della Sicilia tradizionale da un punto di vista tutto al femminile; racconta quadri di un mondo arcaico che ha lasciato le sue tracce profonde sul vivo della nostra pelle e ricrea suggestioni, paesaggi interiori, memorie di questa terra e della sua antica cultura ricca di saggezza e umanità, di sapienza e poesia.
Un patrimonio che in breve tempo è caduto nell'oblio, essendo stato eclissato dalla società industriale.
La varietà delle musiche ricorda le tappe delle culture che hanno toccato l’isola - da quella greco-bizantina alla arabo-berbera, dalle comunità ebraiche alle corti normanne o aragonesi - fino a creare un dialetto musicale mediterraneo, come quel miscuglio di siciliano/spagnolo/arabo che usavano i marinai che fu chiamato Sabìr.
Canto, musica e racconti si condizionano e completano a vicenda, formando un insieme indissolubile e armonico.
Le TrizziRiDonna sono:
Barbara Crescimanno: voce, danza, tamburi a cornice
Teresa Ferlisi: voce, chitarra
Veronica Racito: voce, danza
A vucca ri l'arma è letteralmente “la bocca dell'anima”. Con questa circonlocuzione si indica in siciliano una parte ben precisa del corpo che si trova appena sotto il diaframma: il cosiddetto plesso solare. Se anticamente la trasmissione della sapienza avveniva da bocca in bocca, oggi, se ci si vuole mettere in relazione con la sapienza della Sicilia antica, bisognerà mettere in connessione le anime intuitive, capaci di attraversare lo spazio e il tempo.
Recuperando un termine siciliano estremamente evocativo, le TrizziRiDonna - pronte alla chiacchiera e alla confidenza come tutte le donne – vogliono rinnovare il dialogo con le proprie antenate.
Si parla sempre dei grandi uomini e dei grandi eventi che hanno fatto la storia: questo spettacolo è al contrario un viaggio intimo nel tempo e nello spazio, che ha come tappe i canti e le musiche delle tradizioni delle donne siciliane; un viaggio che conduce gli spettatori insieme alle musiciste nel proprio passato, per scoprire insieme di essere parte di una lunghissima storia che, attraverso cunti, suoni e canti risveglia il piacere della condivisione di una memoria comune. Proprio come quando tutta la famiglia si sedeva, la sera, ad ascoltare le nonne che raccontavano le storie di famiglia e della comunità e ci si addormentava al suono delle loro voci: storie che lasciano le loro tracce ancora nel presente.
Diversi quadri, che raccontano della vita quotidiana, e anche fuori dal quotidiano: dalla raccolta del grano alle ninne nanne, alle preghiere, alle magarie ed alle feste di matrimonio, agli strumenti musicali e di lavoro.
Il gioco, i ritmi, la narrazione riducono le distanze tra paesi e culture apparentemente lontani tra loro: le musiche di ogni luogo e tempo non sono altro che un modo per celebrare il dolore e la gioia dell’esistenza.