Regia: Emilio Ajovalasit
Con: Giulio Votta
Produzione: Teatro Atlante

Lo spettacolo affronta il tema della giustizia e della colpa partendo dalla figura di Leonardo Vitale, primo pentito di mafia per motivi di coscienza.

Leonardo Vitale, uomo d’onore della famiglia Altarello di Baida, nel 1973 si presenta spontaneamente alla questura di Palermo e svela tutto ciò che sa su Cosa Nostra. Si accusa anche di gravi delitti, tra cui alcuni omicidi. Mentre parla i suoi occhi sembrano vedere solo il crocifisso appeso alla parete.
Leonardo confessa tutto, vuole espiare, rinnega la fede mafiosa e si rifugia nella fede in Dio. Crede nella giustizia divina e confessa alla giustizia terrena.
Quella di Vitale non è una confessione qualsiasi, nomi, fatti, alleanze, il controllo del territorio, il coinvolgimento di noti personaggi politici, l’intera gerarchia mafiosa per la prima volta spiegata nei minimi dettagli.

Ma la sua confessione rappresenta troppo, e lui non viene creduto.

Le persone da lui accusate vengono prosciolte, mentre lui, dichiarato malato di mente, è l’unico ad essere condannato. Internato nel manicomio criminale viene scarcerato dieci anni dopo, nel giugno 1984.
Ma la mafia non ha dimenticato la sua confessione, così, pochi mesi dopo, Leonardo Vitale ormai innocuo come pentito e debilitato dagli anni in manicomio, viene ucciso a colpi di pistola.

Lo spettacolo parte dalla vicenda storica di Vitale per affrontare temi più ampi come il pentimento, la giustizia, l’espiazione, il rapporto fra verità, follia e religione.
Il filo conduttore è segnato dai testi, tratti dall’antico testamento e da documenti storici come le perizie psichiatriche fatte ai tempi allo stesso Vitale e la sua deposizione in questura. Non mancano inoltre riferimenti letterari a Pirandello, Borges e Bufalino.

Sulla scena un unico attore che assume di volta in volta diverse vesti, prima quella di un testimone della vicenda di Vitale-forse un internato dello stesso manicomio che lo ha visto prigioniero- racconta la sua storia come una leggenda persa nella notte dei tempi; poi incarna lo stesso Vitale, che troviamo sulla scena quando tutto è già compiuto; tuttavia la sua storia viene di nuovo vissuta, sulla pelle dell’attore questa volta, come un rito da compiersi per espiare e dare un senso a una storia che pare non averne.