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"Tant que vivray, ovvero oimè il cor”:
La chanson francese e la frottola italiana nel ’500
La canzone francese, ovvero la canzone popolare a corte, nei palazzi, nelle strade e la frottola italiana che tanto influenzò non solo il madrigale ma anche la chanson francese per il suo carattere danzabile e popolare.
Erika Di Piazza: soprano
Claudio Arena: flauti diritti e traversiere
Paolo Carrara: liuto & chitarra
Le chanson pubblicate da Attaignant tra il 1528 e il 1552 destinate a
un piacevole consumo, sia a quattro voci sia con la voce che
procedono parallelamente all'accompagnamento del liuto si adattano
bene ai soggetti poetici cantati: innanzitutto l’amore, anche negli
aspetti umoristici e licenziosi; poi temi di carattere narrativo, giocoso
e onomatopeico (guerra, caccia, canto degli uccelli, grida di strada,
chiacchiere femminili). I testi sono in gran parte dal noto poeta
Clément Marot.
La frottola ebbe una grande influenza, non solo sul madrigale,
ma anche sulla chanson francese che tendeva anch’essa ad essere
danzabile e popolare. Molti compositori dell’epoca vennero infatti in Italia a lavorare presso le corti italiane. Molte frottole a noi pervenute furono pubblicate da Ottaviano Petrucci a Venezia nel 1509 e trascritte da Franciscus Bossiniensis (che proveniva dalla Bosnia ma di origini veneziane) con il volume volume Tenori e contrabassi intabulati col sopran in canto figurato per cantar e sonar col lauto, libro primo comprendente 70 brani per voce e liuto e 26 ricercari per liuto solo.
Pezzo: 5 euro
L'ingresso è riservato ai soci ARCI; é possibile associarsi presso Fontarò al costo di 5 euro, ricevendo una tessera valida per un anno in tutti i Circoli ARCI d'Italia.