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Real Fonderia Oretea | LUOGHI DI RIVOLTA, SPAZI SOCIALI E BENI COMUNI. Incontro pubblico per il Regolamento Comunale di gestione partecipativa dei beni comuni
Mercoledì, 17. Giugno 2015, 18:00

REAL FONDERIA ORETEA

verso il #Pride2015

"INCONTRO PUBBLICO PER UN REGOLAMENTO COMUNALE DI GESTIONE PARTECIPATIVA DEI BENI COMUNI"


PER UN REGOLAMENTO COMUNE
C'è Comune e Comune. Parola molto usata, ieri come oggi, attribuibile ad almeno quattro sfere semantiche differenti. Riferimenti non puramente casuali alla parola “comune” ci rimandano immediatamente a qualcosa che sta per “collettivo”; o al senso politico della locuzione “bene comune”; o anche al Comune come entità che amministra; o infine al Comune come spazio geografico cittadino e urbano. Giochiamo sì con le parole, ma vogliamo parlare di fatti.

Parliamo di Palermo, la nostra città. Parliamo di una città vitale e martoriata, un luogo in cui tutto sembra immutabile nonostante lo attraversi un'enorme dinamicità: nei suoi pezzi, nei suoi organi, nelle sue carni. Il destino ineluttabile cui sembra fatalmente destinata stride con la fantasia di un quotidiano che sorprende per inventiva, tenacia, ambizione.
Palermo che si accascia, Palermo che sgomita.
Ci sono le anestesie ma ci sono ancora i sussulti: e questi sono la speranza di chi Palermo vuole cambiarla. Per migliorarla.
Il Pride è uno di questi sussulti. Raccoglie, riflette, diverte. Il Pride è un sussulto quest'anno più che mai. Ha scelto di essere ambizioso: ha scelto di non essere più soltanto quello che è già stato.
Il Pride è orgoglio sì della difesa: dei diritti, delle scelte, dei bisogni. È resistenza. Ma è orgoglio anche dei percorsi di attacco: di conquista, di lotta, di trasformazione. Dunque ha scelto di allargare lo sguardo. Il tema di quest'anno ne è l'assoluta prova. “Spazi Pubblici, Spazi di Rivolta” - bello slogan, ricco di profondi significati. E l'idea di “profondità” è proprio quella a cui, crediamo, le forze del cambiamento dovrebbero affidarsi: una profondità non geometrica ma pluridimensionale.
La profondità che conduce l'analisi dall'alto verso il basso: una linea immaginaria in grado di guardare oltre la superficie delle cose apparenti e si dirige, dritta, verso il cuore dei problemi. Ed eccone uno posto nello slogan stesso del Pride: ci sono luoghi pubblici colpevolmente abbandonati; ci sono luoghi pubblici, potenziali spazi di rivolta e trasformazione sociale, frustrati nelle loro possibilità e snaturati nella loro funzione sociale. Troppi pezzi di città vengono infatti consegnati al fagocitante movimento della privatizzazione, della speculazione: del ritorno economico facile, insomma. Sono questi luoghi che potrebbero valorizzare attività sociali urbane, sperimentare pratiche collettive di cooperazione, fornire servizi e possibilità. Sono occasioni mancate in quanto tenute ostaggio di logiche economiciste che ne fanno merce, valore, voci di bilancio o arma di scambio.
Uno sguardo che travalichi la superficie delle cose e vada in profondità, rivolgendosi verso il basso, riconosce queste potenzialità frustrate e ne brama sempre di nuove.
Uno sguardo “profondo” si può però rivolgere anche in avanti: sguardo di prospettiva, potremmo definirlo. È questa la direzione di chi queste ambizioni per “i luoghi” prova a costruirle fattivamente: sul piano del discorso come su quello delle pratiche politiche materiali. Certamente non lineare, questa traiettoria, apre immediatamente ad una dimensione che da spaziale diviene temporale: apre al futuro; si sviluppa in un tempo dinamico, in “movimento”. E comporta non più il semplice “riconoscimento di potenziale”: impone il salto politico e sociale verso la “valorizzazione di potenziale”.
Uno sguardo che guarda oltre un presente che si raffigura come immobile focalizza le dinamicità e ne fa potenziali attrici del cambiamento futuro.

Veniamo dunque alla questione centrale: i “fatti” annunciati precedentemente. Perché la maturità di un discorso politico lo si misura solo alla prova di questi ultimi.
“Spazi pubblici, Spazi di rivolta” è un tema che costringe ad immaginare una politica del”fare territorio” utile a costruire sempre nuovi spazi rivoltosi, nuovi e di alternativa sociale. Ma che non può prescindere dalla valorizzazione delle esperienze già in essere: quelle che hanno già scelto da tempo di unirsi alla riscrittura della geografia palermitana. Parliamo di luoghi recuperati, salvati, riqualificati. Ma anche di persone che questi luoghi hanno saputo “ri-significare” trasformandoli da occasioni di cartolarizzazione immobiliare a occasioni di sviluppo di nuove relazioni sociali urbane. Dalle occasioni di bilancio a quelle di rilancio: di quartieri, spazi abbandonati, attività sociali, partecipazione politica. E alla fine di quella traiettoria “profonda” gli spazi pubblici divengono “beni comuni” .

Pensiamo sia giunto il momento di affrontare questi temi in un confronto aperto tra associazioni, movimenti, collettivi e istituzioni. E riteniamo che non esista migliore occasione possibile se non quella cornice offerta oggi alla città dal Pride. Perché un tema come quello scelto quest'anno lo fa essere non solo “orgoglio” ma anche “sperimentazione”. E sperimentazioni del genere esistono ormai in Sicilia, in Italia, nel mondo: è possibile regolamentare collettivamente l'uso e la destinazione dei beni comuni? Può un ente amministrativo, come quello rappresentato dall'attuale giunta di Palermo, dotarsi di forme giuridiche che sappiano rispondere alle istanze che arrivano dal basso? E possibile che la nostra Palermo riparta e veda valorizzate le esperienze “comuni” che già ci sono e le tante che potrebbero darsi nel prossimo futuro?
Regolamenti, concessioni, assegnazioni: una strada già tracciata ab originem non esiste; esistono però tante sperimentazioni che provano a scriverne una nuova. Autonomia civica e attività sociali rappresentano le necessarie coordinate di una ri-generazione urbana che può farsi trasversale: il Comune di Palermo vuole dunque dotarsi di un regolamento sui beni comuni occupati e su quelli attualmente abbandonati che potrebbero essere ri-utilizzati e proiettati verso giuste finalità?
Crediamo essere questa una fondamentale e non rinviabile sfida politica per tutti noi, movimenti come soggetti istituzionali. La pena è l'immobilismo che sovrasta la dinamicità; è l'anestesia che seda ogni possibilità di cambiamento. Il guanto è lanciato!

Il 25 aprile abbiamo lanciato un “Appello alle Associazioni ed ai Movimenti” per aderire alla preparazione del documento. Ad oggi hanno condiviso e collaborato all'elaborazione del percorso le seguenti associazioni e gruppi:

Alibi Altrove - Anomalia Centro Sociale - Arci Provinciale e Circoli di Palermo - Cgil Medici - Cgil Funzione Pubblica - Cobas Coordinamento Regionale - Codifas - Cresm - Ek Karcere Centro Sociale - Fiom Palermo - Forum Antirazzista Palermo - Forum Sicilia dei Movimenti dell'Acqua e dei Beni Comuni - Genuino Clandestino Palermo - Laici Missionari Comboniani - Medicina Democratica - Mediterraneo di Pace - Comitato No Muos - Oltreverde - Rete Studenti Medi - Rifondazione Comunista - Teatro Mediterraneo Occupato - Teatro del Fuoco - Teatro dei Diritti - Terre Forti Associazione Culturale - Zabut Centro di Documentazione.

Questa prima bozza, che trovate in allegato, condivisa dai soggetti che hanno preso parte agli incontri, è aperta a contributi e integrazioni da parte di tutti.

Vi invitiamo per tanto a prendere parte ad un incontro pubblico tra cittadini, associazioni e movimenti per discutere e condividere la proposta di Regolamento.

All'incontro sono stati invitati anche il Sindaco, Amministratori e Consiglieri comunali al fine di poter chiedere ufficialmente l'apertura del Tavolo Tecnico.